Quasi signorina: il messaggio di un papà

Tre anni fa, dopo qualche mese dall’uscita del mio fumetto Quasi signorina, ho ricevuto questa mail da un papà che mi chiedeva consigli riguardo la lettura del fumetto a sua figlia. Ho pensato di riproporla interamente perché tratta molti punti e questioni che ancora emergono:

“Cara Cristina, mia figlia, 10 anni, in un bella nuova libreria di Perugia (penso sia stata Mannaggia libreria, ndr)- un posticino raccolto, stipato di amore per i libri, intelligenza e sensibilità – ha trovato il tuo libro, ha iniziato a leggerlo, mi ha chiesto di comprarlo. Siccome il libro era nella sezione dei libri illustrati destinati a un pubblico giovane, non mi sono posto il problema “è adatto o non è adatto?” e quindi ho cacciato i 16 euro e ho portato a casa “Quasi signorina”. Mia moglie mi ha fatto un cazziatone perché lo ha aperto e ha visto uno seduto su un water. Allora ho preso il libro e l’ho letto, prima che Matilde potesse arrivare a leggere eventuali contenuti inadatti. Ora mi trovo in questa situazione: Il libro è bellissimo. Ripercorre le tappe di una generazione intera. Uno spaccato d’Italia, per chi l’ha vissuto, che ti fa commuovere solo a leggere i nomi.
Ma c’è dell’altro, ovviamente. Il titolo doveva essere pur chiaro. C’è quella tensione, quel senso di oppressione, quello spavento di fronte all’idea di crescere. Che molti adulti non ricordano più. Ma io – che all’anagrafe ho certamente 46 anni – ho preservato talmente bene il mio bambino interiore da poterti dire che il tuo libro l’ho letto come se avessi 8 anni. E quindi ovviamente ho dentro una giravolta di sentimenti confusi.
Eccomi al dunque. Secondo me il libro, letto PRIMA di diventare signorina, mette lì tutte le angosce e non risolve la situazione in maniera disneyana. Quindi alla fine ti trovi in piedi, davanti al baratro del diventare adulti, con tutte le paure confermate e nemmeno un appiglio di speranza per il futuro. Se fosse stato solo per le esperienze sessuali nei bagni delle suore o coi maschi cretini su quella bella terrazza, avrei quasi pensato che non fosse sbagliato farle leggere il libro ma confermarle (prima del passaggio da bambina a signorina) che crescere è un dispiacere, non è nel mio stile.


Io però sono un maschio. Sia chiaro, non solo il “maschio alfa” che guida l’Alfa, parla di calcio, tette, azioni & spread… Ma sono sempre un maschio. La mia sensibilità è per natura ottusa da questa condizione.Quindi ho pensato di scriverti per chiederti se faccio bene o faccio male a suggerire a mia figlia di aspettare un pochetto prima di leggere… aspettare quei pochi mesi che serviranno a diventare signorina.
Dai, il libro io l’ho già comprato, quindi qui non devi fare marketing a tutti i costi. Vorrei un tuo parere. Da donna autrice a bambina lettrice (e di conseguenza a padre censore). Che devo fare?
Se lo faccio leggere a mia moglie, lo brucia. Ma io – che sono nato a Milano – sono cresciuto a Vico Equense. Anche per me il mare e il Vesuvio erano in fondo a ogni vicolo, al termine di ogni sguardo. Anche noi non bevevamo più latte, non mangiavamo le verdure a foglia larga, scoprivamo il mondo in quel mondo lì.
Quindi io mi sono innamorato del libro. E chiedo un piccolo aiuto a te. Non ci mettere troppo, che mia figlia cresce alla velocità della luce!
Con sincera ammirazione e riconoscenza

Su facebook ho risposto in questo modo:.

Ogni tanto questa questione emerge ancora e io, da quel giorno, ho imparato a rispondere e cosa suggerire a genitori preoccupati.

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